Liberamente ispirato al racconto dei fratelli J. e W. Grimm
I ATTO
Signora: (fa il giro del palco tenendo con una mano una sporta piena di regali ed un panettone e con l’altra il figlio piccolo; poi si ferma davanti alla panchina) Dobbiamo ancora comprare un regalo per i Signori Grimaldi, non possiamo presentarci a casa loro con le mani in mano. Aiutami a portare almeno il panettone, altrimenti cadrà tutto a terra ed allora saremo rovinati. (la mamma dà il panettone al bambino, si fermano in un angolo del palco, volgono le spalle al pubblico e restano immobili)
Primo giovanotto: (passeggia tranquillamente insieme a due suoi amici) Abbiamo già comprato i regali per le nostre fidanzate, adesso siamo liberi e possiamo goderci un po’ la serata, prima di andare a cena.
Secondo giovanotto: Questa sì che è vita!.. Spendere e spandere, pensare solo a noi stessi, sollazzarci nei nostri caldi e costosi cappotti…
Terzo giovanotto: Vagabondare per la città senza una meta, senza preoccupazioni… sapendo che di lì a poco gusteremo un prelibato e raffinato pasto in compagnia di amici. (si fermano in un angolo del palco e volgono le spalle al pubblico)
Vecchio: (entra, cammina appoggiandosi tremante al suo bastone, si siede sulla panchina, timoroso allunga la mano per chiedere l’elemosina) Ho fame, ho tanta fame, vi prego, donatemi qualcosa da mangiare.
Bambino: (comincia nuovamente a camminare e rifà il giro del palco con la mamma, si ferma quasi nei pressi del vecchio) Mamma, diamogli il panettone!
Signora: Ma sei impazzito, e cosa portiamo a casa dei signori Grimaldi?
Bambino: Ne compreremo un altro.
Signora: Non abbiamo tempo, tra meno di mezz’ora dobbiamo essere dai Grimaldi e abbiamo da sbrigare ancora tante commissioni.
Bambino: Ma mamma, tu hai sempre detto che a Natale bisogna essere più buoni.
Signora: Più buoni sì, ma solo con i nostri parenti e soprattutto con le persone del nostro stesso rango. E poi non bisogna privarsi delle proprie cose per darle a chi non le merita… questi mendicanti il più delle volte sono dei furfanti, fanno finta di essere poveri per estorcere un po’ di denaro a noi benestanti… in realtà è solo gente che non ha voglia di lavorare.
Bambino: Ma mamma, a me sembra solo un povero vecchio, e poi è tanto magro che non può essere una finzione.
Signora: Adesso basta con le chiacchiere e andiamo via che ci aspettano per il cenone, è cattiva educazione arrivare in ritardo! (esce, quando è dinanzi al vecchio volta indispettita il viso e trascina il figlio che non vuole muoversi, il vecchietto si alza ed esce anche lui)
Ragazzo: (entra e si siede sulla panchina) Ho freddo, ho tanto freddo, vi prego donatemi qualcosa per coprirmi!
Primo giovanotto: (si muove insieme ai suoi amici e si dirige verso il ragazzo) Sai caro, dato che oggi è Natale, ti daremmo volentieri la nostra giacca… se non fosse che ci serve per andare ad una festa proprio questa sera.
Secondo giovanotto: Ci scommetto che tu non sei invitato da nessuna parte.
Terzo giovanotto: Potremmo portarlo con noi!
Primo giovanotto: Certo, potremmo farlo, se non fosse per il fatto che non lo conosciamo nemmeno. Magari è un criminale… o forse un ladro…
Secondo giovanotto: O magari semplicemente non sa parlare e non conosce le buone maniere… e poi con quei vestiti ci farebbe fare senz'altro una brutta figura.
Terzo giovanotto: Addio giovane amico, sarà per un’altra volta…
Primo, secondo e terzo giovanotto: Arriviamo cenone di Natale!!! (corrono fuori dalla scena)
II ATTO
Sulla scena si fa buio e silenzio, poi si riaccendono le luci.
Una voce senza volto: Raccomandati al cielo, povera bimba! (una valigia viene riposta sulla scena da una mano ignota e poi compare la protagonista, una bimba di sei-sette anni).
Bimba: Sono una piccola orfana, stelle d’oro aiutatemi voi! (prega rivolgendo al cielo lo sguardo, poi prende la valigia e si dirige sulla panchina dove stende la mano per fare l’elemosina)
Signora: (passa dinanzi alla bambina, si ferma impietosita e le porge un pezzo di pane) Tieni, piccola cara… se non avessi già tanti figlioli ti porterei a casa!
Bimba: Per fortuna c’è qualche anima buona… (sta quasi per addentare il pane, quando passa di lì un povero vecchio cadente, che per camminare si appoggia ad un bastone)
Vecchio: Ho fame (sospira fissando il pezzo di pane nelle mani della bimba)… ho tanta fame!
Bimba: Cosa vi accade, nonno?
Vecchio: Sono due giorni che non mangio, sono stato cacciato di casa da mia figlia e mio genero… sono troppo vecchio ed inutile e nessuno mi vuole più.
Bimba: (si alza dai gradini e porge il suo pane al vecchio) Eccovi nonno, il mio pane… mangiate!
Vecchio: Ma… e tu?
Bimba: Ne cercherò dell’altro, io sono piccola, me ne daranno certamente.
Vecchio: Oh, se le stelle piovessero su di te che hai un cuore così generoso! (si allontana dalla scena)
Ragazzo: (entra sulla scena e avvicinandosi verso la panchina batte i denti dal freddo) Brrr!!! Che freddo, credo proprio che ne morirò!
Bimba: Hai freddo?
Ragazzo: Sì, non ho che la sola camicia… non ho una giacca né un mantello per coprirmi e dovrò trascorrere questa Santa Notte e chissà quante altre ancora della mia vita fuori al gelo… non ho più una casa né dei genitori… essi… sono morti!
Bimba: Povero ragazzo, mi dispiace!… Ma… eccoti la mia mantellina, io non soffro il freddo e se anche lo sento, mi rende un po’ meno pigra (si alza, toglie la mantellina e la mette sulle spalle del ragazzo, ritorna a sedere).
Ragazzo: Tu… sei una stella caduta da lassù, oh se potessi… vorrei… vorrei davvero che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d’oro. (si allontana soddisfatto)
Bimba: Si è fatto molto tardi, devo assolutamente trovare un riparo. (si alza, prende la valigia ed esce dalla scena)
III ATTO
Bimba: Per le strade non c’è più anima viva, ogni essere umano è rintanato al caldo nella propria casa… solo io sono sola e abbandonata al freddo di questa notte… per fortuna ci sono le stelle a guidarmi (rivolge lo sguardo verso l’alto e per non sentire il freddo comincia a salterellare e a recitare una poesia
Stelline stelline
che siete lontane…
ma siete vicine
di casa al Signore,
vi prego chiedete
per quelli che han sete
qualcosa da bere,
per quelli che han fame
chiedete del pane,
per quelli che han freddo
chiedete dei panni,
e dite al Signore,
di Cui siete serve,
che infonda nei cuori
dei grandi e piccini
la pace e l’amore.
Brrr!!! Che freddo! (si stringe le braccia al petto e cade a terra sulle ginocchia con la testa china)
Vecchio: (si ode solo la voce, come se la bimba riascoltasse quelle parole nel ricordo)
Ah! Se le stelle piovessero su di te che hai un cuore così generoso!
Ragazzo: (si ode solo la voce come se riecheggiasse nella mente della piccola)
Tu sei una stella caduta da lassù, oh se potessi… vorrei… vorrei davvero che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d’oro!
Bimba: (giunge le mani al petto e alza lo sguardo al cielo) Ah sì, se le stelle piovessero oro su di me, ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case, grandi grandi, per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono: sfamerei gli affamati, vestirei i nudi.... (si guarda con un sorriso)… mi vestirei io… perché adesso ho davvero freddo! (si accascia sulle gambe dal freddo e dorme)
Entrano delle stelline ed eseguono una danza intorno alla bambina al termine della quale lanciano su di lei tante monete d'oro. (Musica consigliata: Holzschuhtanz di Albert Lortzing*)
Bimba: (comincia a svegliarsi, parla nel sonno) Sì, sì! Farò fare uno… no, tanti bei palazzi, grandi grandi, per gli abbandonati e… sarò il conforto di tutti quelli che soffrono. (si sveglia e vede le monete a terra) Ma… da dove vengono queste monete d’oro? Mi è sembrato di sognare delle stelle d’oro che danzavano attorno a me e mi regalavano tanti soldini… ma forse non è stato solo un sogno (prende una manciata di monete da terra e rivolge lo sguardo al cielo) Grazie Signore, farò quanto ho promesso.
Stelline: (si odono delle voci angeliche) BENEDETTA! BENEDETTA! (la bambina ripone nelle tasche le monete d’oro lasciandone qualcuna a terra)
Signora: (arriva tutta trafelata) Ah povera piccola, sei qui, finalmente ti ho trovato! (l’abbraccia, le mette il suo scialle intorno alle spalle) Sai, stasera, mentre ero seduta intorno al focolare aspettando il Natale con i miei figli ho sentito una voce: “Come puoi stare lì tranquilla, diceva, mentre quella povera bimba è sola e abbandonata al freddo e al gelo nella notte più santa dell’anno”. Ho chiesto ai miei figli se avessero sentito qualcosa, ma loro hanno risposto di no, ho guardato in strada, ma non c’era anima viva, eppure io avevo udito chiaramente… sono scesa subito a cercarti (l’abbraccia)…
Bimba: Accadono molte cose strane in questa notte.
Signora: Sai, la nostra casa è molto povera, mio marito è partito anni fa in cerca di fortuna e non è più tornato. In ogni caso starai sempre meglio con noi che qui fuori, l’affetto e un po’ di calore non ti mancheranno mai.
Bimba: Non preoccuparti, dolce signora, per noi e molti altri poveri sventurati le sofferenze sono finite, il Signore ha voluto farci un regalo.
Signora: Ti prego piccola, chiamami mamma. (vanno via mano nella mano)
Vecchio: (già si vedeva sullo sfondo della scena insieme al ragazzo, con il quale poi avanza al centro) Hai visto che scena commovente… che miracoli accadono la notte di Natale!
Ragazzo: Siamo rimasti solo noi per la strada, adesso sì che ci vorrebbe un bel miracolo!
Vecchio: Ehi, guarda lì a terra, c’è qualcosa che luccica!
Ragazzo: Sembrano delle monete d’oro (si avvicina)… prendiamole, forse anche noi passeremo un Buon Natale al caldo di una taverna e con un buon pasto a tenerci compagnia.
Vecchio: E’ incredibile… (si butta in ginocchio davanti ai soldi, li raccoglie e li guarda) quando è scoccata la mezzanotte e le campane hanno incominciato a suonare, io ho chiesto al Signore di esaudire un mio desiderio.
Ragazzo: L’ho fatto anch’io. Volevo solo ripararmi dal freddo e dalla fame.
Vecchio: Sai cosa ti dico… che allora è vera la leggenda di cui si parla. (il ragazzo lo fa appoggiare a sé e lo fa alzare) Si dice che la Notte di Natale se un uomo prega con tutto il suo cuore, il Signore in persona gli fa un regalo.
Ragazzo: Ma cosa dici, vecchietto, credi ancora a queste favole, alla tua età!
Vecchio: Da qualche parte ho letto che ci sono più cose in cielo e in terra di quanto l’uomo non possa immaginare ed io ci credo. Chissà quanti altri miracoli, a parte il nostro, sono accaduti questa notte e noi non lo sapremo mai.
Ragazzo: Ma non dire sciocchezze, non credo proprio che il nostro sia stato un miracolo… qualcuno avrà perso dei danari.
Vecchio: Credere non costa niente, anzi noi ci abbiamo appena guadagnato!
Ragazzo: Basta ora, andiamo a ripararci… il freddo sta cominciando a darti alla testa. (fa un cenno con la mano e poi fa appoggiare il vecchietto al suo braccio ed escono insieme)
Si fa silenzio, un gruppo di stelline si dirige verso una tenda del sipario e l’altro gruppo verso l’altra tenda.
Stelle: (verso gli spettatori e mettendo il dito sulla bocca) Sssttt!!! (chiudono il sipario)
COSTUMI
SCENOGRAFIA
* Per eventuali consigli sulla coreografia rivolgersi alla maestra Bruno
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