Narratore: Siamo in una delle tante scuole italiane, è una classe prima e l’anno sta quasi per terminare.
Prima Maestra: Bambini, fra poco verrà a farci visita un ispettore.
Bambini: Un ispettore?… E che cos’è?
Seconda Maestra: E’ un signore che passa per le scuole e controlla se i bambini studiano.
Bambini: Chissà come sarà brutto!
Ispettore: (entra sulla scena e si rivolge al pubblico) Circola voce che oggi nelle scuole italiane non si studia più come si dovrebbe, cioè come quando ero piccolo io, ma perdono solo tempo in attività futili e di scarso valore culturale. Si dice che i bambini non conoscano più l’ortografia né la grammatica. E’ una vergogna, voglio cominciare la mia carriera di ispettore dando una bella risistemata a quante più scuole è possibili e voglio cominciare proprio da questa…(mette la mano vicino alla bocca e fa cenno con la mano) si dice in giro che qui facciano delle attività alternative, chissà cosa vorrà dire, sono curioso di scoprirlo. (entra in classe) Buon giorno, cari pargoli.
Bambini: Buongiorno, signor Ispettore!
Ispettore: (parla sotto voce con le maestre e questa va via senza dire una parola)
Allora cari bambini, è trascorso un lungo anno scolastico per voi, essendo stato questo il primo della vostra carriera…
Bambini al primo banco: Ma come parla quest’uomo? Che tipo strano!
Ispettore: Sono venuto qui di persona per controllare che nella vostra scuola si impari davvero l’italiano e la matematica e non si pensi solo a giocare….
Bambini: Che paura! Ma le maestre dove sono?
Ispettore: Le ho mandate via, così posso parlare a quattr’occhi con voi e conoscervi a fondo uno ad uno.
Bambini: Che paura! Siamo rovinati!
Ispettore: Allora bambini comincia l’interrogazione, parliamo delle…delle…una cosa facile per cominciare…le vocali. (le vocali che erano attaccate al muro cominciano a sollevare la testa)
Bambini: Che bello possiamo cantare la canzoncina! (Attacca la musica, le vocali si animano e improvvisano una danza, i bambini si alzano dalla sedia e in piedi, dietro ai banchi, cantano insieme a loro, l’ispettore appare sbigottito e si asciuga la fronte con un fazzoletto)
Ispettore: Vi avevo chiesto solo di dirmi le vocali, non di cantarle. (Le vocali ritornano al loro posto)
Bambini: Ma sono più belle cantate!
Ispettore: Va bene sedetevi, adesso vi interrogherò uno per volta. (si rivolge al pubblico) Adesso li sistemo io per le feste e insegnerò loro a fare poco gli spiritosi! Tu vieni qua! (punta l’indice verso il primo bambino) Parlami della q di quadro!
Primo Bambino: La signora q è un po’ particolare con la u vuole sempre stare. La coppia q a spasso va ma qualcosa ancora non va. Per esser sempre in tre a, e, i, oppure o vuole con sé.
Ispettore: Va bene conosci questa filastrocca a memoria, ma cosa significa?
Primo Bambino: Significa che la q è molto snob, perché vuole stare sempre con la u che ritiene una sua pari, poi, come tutti gli snob, siccome ha paura di annoiarsi, a turno si fa accompagnare da una delle altre quatto vocali e questo per assicurarsi una certa dose di varietà nella sua grigia vita, che altrimenti sarebbe troppo monotona solo con la u.
Ispettore: Ah, sì?
Primo bambino: Ma poi io mi chiedo e spero che lei sappia rispondere a questa mia domanda, perché concedere tanti privilegi ad una consonante, non è forse uguale a tutte le altre? A noi piccoli studenti ha creato un sacco di problemi. E questo non è che l’inizio.
Secondo bambino: (si alza in piedi) Prendiamo il raddoppiamento ad esempio, lei non si limita a raddoppiare come tutte le altre consonanti, no, troppo facile, troppo noioso per lei che è una signora molto snob, lei raddoppia con una consonante diversa ma che in qualche modo le assomiglia, la c di casa.
Terzo bambino: (si alza in piedi) E per confonderci ancora di più le idee, in una sola parola della lingua italiana, cioè soqquadro, raddoppia in maniera normale. Ma io mi chiedo: chi la usa mai questa parola?… e se poi proprio aveva deciso di raddoppiarsi con la c di casa, perché all’improvviso ha cambiato idea e si è raddopppiata normalmente?
Ispettore: Certo che questi sono dei problemi seri, bisognerà trovare una soluzione…ehm, ma cosa sto dicendo?… Bambini le regole della lingua italiana sono state già definite e oramai non vi si può fare più nulla… Sedervi ora, chi vi ha detto di alzarvi? (batte le mani sulla cattedra) Allora continuiamo il discorso della q... (rivolgendosi al pubblico) adesso li metto KO una volta per tutte! (puntando l’indice contro un bambino) Tu vieni qua! (il terzo bambino si alza e va alla lavagna) Esistono delle parole che invece di scriversi con la q di quadro, si scrivono con la c di casa, quali sono?
Terzo bambino: Esse sono cuore, cuoco, cuoio, scuola, taccuino, e tante altre. Esse non sopportano l’anonimato e pur di farsi notare e di passare alla storia hanno escogitato questo cambiamento... (la Qu, la Cu, la R e le altre vocali cominciano ad animarsi ed improvvisano una danza)
Ispettore: Non ne posso più, in questa classe non c’è proprio nessuno che riesca a darmi una risposta normale…Ok passiamo all’accento, (rivolgendosi al pubblico) qui credo proprio che non riusciranno ad inventare nulla…( si rivolge al bambino che nel frattempo è arrivato alla cattedra) allora piccolo, completa questa frase con pero o però! Il contadino innaffia il ……… (il bambino la scrive alla lavagna e si ferma a pensare tenendo la mano sotto il mento) Ma chi aspetti? Sbrigati, è facilissimo…
Quarto bambino: Il problema è che sono indeciso, mi sembra che vadano bene tutti e due.
Ispettore: Ma cosa dici? Ti sembra che possa esistere un albero di però?
Quarto bambino: E’ vero un albero di però non può esistere nella realtà, ma potrebbe esistere nella fantasia, io ho cercato di pensare ad una sua possibile realizzazione: si cattura un però al volo mentre lo si sta pronunciando oppure mentre lo pronuncia qualcun altro e lo si interra in un vasetto di terra molto soffice… deve essere molto soffice perché i però sono molto delicati, potrebbero svanire in un lampo, un attimo di distrazione e scompare il però e poi per catturarne un altro ci vuole molto impegno e soprattutto agilità. Lo si innaffia con acqua molto leggera, mai effervescente, lo si metto per una settimana al chiarore di luna perché il sole è troppo forte e un bel mattino ecco spuntare il primo germoglio.
Con tante cure un giorno potremmo avere uno splendido albero di però, specie più unica che rara, che quando viene accarezzato sul ruvido tronco pronuncia il fatidico però.
Ispettore: Chissà quanto potrebbe valere un albero di siffatta specie, ognuno farebbe a gara per averlo ed io potrei diventare ricco! Ma cosa sto dicendo?… Basta, basta così, non ne posso più! In questa scuola avete solo voglia di scherzare….
Quinto bambino: Sì però scherzando scherzando noi abbiamo imparato le regole della lingua italiana che è un po’ noiosa e anche molto complicata per noi bambini che impariamo a conoscerla da vicino per la prima volta.
Sesto bambino: Sì perché l’apprendimento riesce meglio quando ad esso si accompagna il divertimento.
Quinto bambino: Le cose apprese con gioia e con una risata si ricordano meglio.
Ispettore: E questo chi lo ha detto?
Sesto bambino: Ma lo dicono tutti, no? Mi meraviglio che lei non sappia niente di queste cose!
Ispettore: (rivolgendosi al pubblico) In quest’aula accadono cose strane, lettere che si muovono, bambini che si divertono ad imparare… e anche io non riesco più a controllarmi, mi sembra anche di dire delle sciocchezze! Dovete credermi, di solito io dico solo cose molto serie!
Ispettore: Adesso bambini basta con gli scherzi e passiamo alla matematica….Vediamo chi devo interrogare…(guarda con intensità la fila destra)
Sesto bambino: (va vicino all’ispettore senza che egli la vede e da dietro gli tira la giacca, l’ispettore si gira) Ma signor ispettore, noi a scuola non abbiamo imparato solo questo…
Ispettore: Davvero? E cos’altro?
Sesto bambino: Abbiamo imparato tante altre cose che non sono né l’italiano, né la matematica, né la geografia, né la storia…
Ispettore: E cosa sono allora?
Sesto bambino: Io non so dire come si chiamano con precisione queste cose, forse sono ancora troppo piccola, ma le ho capite molto bene e le so anche spiegare.
Quinto bambino: (si alza in piedi) Il maestro dice che se noi veniamo a scuola per imparare solo le materie scolastiche, allora vuol dire che stiamo perdendo del tempo prezioso.
Ispettore: Davvero?
Sesto bambino: Sì perché esistono tante altre cose, molto più importanti, che bisogna conoscere ed apprendere.
Ispettore: Davvero e quali sono? Non me ne viene in mente neanche una!
Sesto bambino: Uffà dobbiamo proprio dirle tutto! …A scuola si viene soprattutto per imparare a vivere!
Ispettore: E come si fa? Questo ve lo avranno spiegato… spero.
Sesto bambino: Certo. Per prima cosa bisogna conoscere se stessi.
Ispettore: (si rivolge al sesto bambino che sta ancora alla cattedra) Tu vai a posto! (avanza verso il pubblico) E’ incredibile! Non sapevo che in prima elementare si studiasse anche Socrate! (ritorna verso la cattedra) Allora fatemi qualche esempio così posso capire anch’io!
Quarto bambino: (si alza in piedi) Noi esseri umani sembriamo diversi, ma in fondo in fondo ci assomigliamo.
Ispettore: Questo non lo sapevo!
Quarto bambino: Lei come si comporta quando è in difficoltà?
Ispettore: In questo momento non mi viene in mente…
Quarto bambino: In quei momenti è come se nella nostra testa ci fossero due leoni, il leone dai pensieri buoni e il leone dai pensieri cattivi. Questi due leoni si nutrono di pensieri e si azzuffano tra di loro.
Ispettore: E chi vince?
Quarto bambino: Vince quello a cui diamo il cibo.
Terzo bambino: (si alza in piedi) Se io dico a me stesso “Sono bravo, ce la faccio” allora sto nutrendo il leone dai pensieri buoni e ben presto la difficoltà si risolverà; ma se io sciaguratamente mi lamento “Non ce la farò mai, sono un buono a nulla” nutro il leone dai pensieri cattivi che ben presto mangerà anche me ed io sarò sommerso dalle difficoltà.
Secondo bambino: (si alza in piedi) Ascoltando il leone dai pensieri buoni siamo riusciti a fare tante cose quest’anno. Se avessimo dato retta al leone dai pensieri cattivi, molti di noi non sarebbero più sul trenino.
Ispettore: Di quale trenino stai parlando, io qui non vedo nessun trenino!
Secondo bambino: E’ un trenino sul quale noi siamo saliti metaforicamente all’inizio dell’anno scolastico… il trenino della conoscenza.
Ispettore: E come viaggerebbe tale trenino?
Primo bambino: (si alza in piedi) Si muove grazie ad uno speciale carburante, molto prezioso, ma che, al contrario del petrolio, non costa niente.
Ispettore: E quale sarebbe?
Primo bambino : E’ la nostra amicizia. Ci sono stati giorni in cui il trenino sembrava viaggiare più veloce del vento: imparavamo in fretta e tra di noi c’era una grande armonia. Altre volte il trenino si è fermato per qualche guasto, ma nessuno ne è mai sceso: se qualcuno di noi era in difficoltà lo si aiutava e poi si ripartiva.
Maestra: (entra in classe insieme al maestro) Comunque bambini, adesso è giunto il momento di scendere dal trenino, ma solo per un po’. A settembre ci ritroveremo per montarci nuovamente su.
Maestro: Chissà come saremo cresciuti e quante cose avremo da raccontarci! Perché non esistono solo le esperienze scolastiche, voi lo sapete.
Ispettore: Lo sanno, lo sanno.
Maestra: Allora, è arrivato il momento di fare un ultimo giro sul nostro trenino, prima di salutarci.
Maestro: Venga anche lei ispettore! (tutti i protagonisti ballano e cantano la canzone del Trenino Carduino)
Ispettore: Arrivederci bambini, a presto! Tornerò l’anno prossimo.
Bambini: Per interrogarci?
Ispettore: No, per divertirmi ed imparare qualche altra cosa.
Bambini, maestro e maestra: (lo salutano con la mano) Ciao! Al prossimo anno!
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